Ricadeva costantemente nel sonno e lui la tirava su, la schiaffeggiava. Andiamo, apri gli occhi. Cadono alberi, schiantano stelle, non lo senti il canto degli Argonauti? Forza! C’è ancora strada, c’è ancora disperazione da gioire, forza, apri gli occhi! Lei avrebbe voluto rispondere, ma la bocca era pesante, un bue sostava sulla sua lingua. Forza, gridava lui, non sai che i fiori straripano e i gorghi incantano le nubi, non sai che la pelle degli uomini è terra e la terra non dorme mai, il sonno è stato abolito dalla vita? Forza, apri gli occhi e guarda di nuovo: troverai sicuramente un nuovo gioco, fissa le gocce che cadono e che in realtà salgono, buttati distesa su un pensiero e lascialo germinare, i vermi che si muoveranno sotto le sillabe saranno commestibili, cibati di questo andirivieni di vita!
Ma lei era dentro la veglia del sonno, un silenzio che andora parlava, lei diceva cose che lui non udiva, e dormiva sogni ben più svegli di quelli di lui. Stava planando dentro un mondo con una fessura d’uscita.